In cammino nella luce del Signore Gesù disse [al cieco]: «Che cosa vuoi che io faccia per te?». E il cieco gli rispose: «Rabbunì, che io veda di nuovo!». E Gesù gli disse: «Va’, la tua fede ti ha salvato». E subito vide di nuovo e lo seguiva lungo la strada.
Marco 10,51-52
Senza la grazia siamo incapaci di vedere il Signore, restii nel seguirlo, «ciechi e zoppi, partiti nel pianto»! Solo Dio, «Padre per Israele», apre i nostri occhi, fa udire le nostre orecchie, rende forti i nostri passi e feconde le nostre parole; Egli ci «raduna » e ci «riconduce tra le consolazioni», «verso fiumi ricchi di acqua, per una strada dritta in cui non inciamperemo» (I Lettura, Isaia 31); così, «nel tornare, camminiamo con gioia, portando i nostri covoni» (Salmo 125), frutti abbondanti di un seme non nostro, che il Signore ha dato con larghezza e moltiplicato senza riserve sulla Terra, servendosi delle nostre mani e delle nostre vite per il bene del mondo.
In Gesù, per i sacramenti della Chiesa, la potenza di Dio è su ciascuno di noi: egli è il «Figlio» amato del Padre, «sacerdote per sempre», mediatore vero ed eterno (cfr. II Lettura, Ebrei 5); la sua azione offre nuovo vigore, dona vita, restituisce luce. Il miracolo di Gerico si colloca, a chiusura della sezione centrale del Vangelo di Marco, come ultimo evento nel corso del viaggio di Gesù verso Gerusalemme, culmine geografico, temporale e ideale ove si compirà la Pasqua: il Signore sta lasciando la città «insieme ai discepoli e a molta folla» e un cieco, del quale sono detti il nome e la stirpe (si chiama Bartimeo, ed è, come dice il suo nome, “figlio di Timeo”), «siede lungo la strada a mendicare». Egli è fermo, Gesù si muove; udendo i suoi passi, e sentendo dire che è «Gesù il Nazareno», l’unico «nome dato agli uomini nel quale è stabilito che possiamo essere salvati » (Atti 4,12), il cieco «comincia a gridare» e chiede misericordia. Sa di essere povero, infermo e sa pure, in modo forte, che Gesù è il «Figlio di Davide», il Re-Messia atteso da tutte le Scritture, il Cristo di Dio, ha fede in Lui e non tace nonostante sia invitato a desistere. Il contesto che lo circonda non lo convince a rinunciare alla salvezza che Gesù porta, non riesce a mantenerlo in silenzio. Quanto abbiamo da imparare da quest’uomo, che conosce la luce e vuole tornare a vederla, che sa bene che «in nessun altro c’è salvezza» se non in Cristo! Il cieco non si arrende alle tenebre, non vuole restare nel buio, riconosce che Gesù è il sole che non tramonta e lo grida ad alta voce, offrendo testimonianza.
Gesù si ferma, lo fa chiamare; quella chiamata rivolta proprio a lui è un invito a «non avere paura», ad «alzarsi» con «coraggio»! E la dinamica si inverte: adesso è il cieco che si muove, Gesù sta fermo perché lo attende. Bartimeo getta il mantello, abbandona ogni bene terreno, ogni sicurezza, ogni seppur piccolo sostegno contingente, per «balzare », con l’agilità entusiasta di un bambino, «ai piedi di Gesù». Il Signore mostra tutto il suo amore: «Che cosa vuoi che io faccia per te?». È la domanda che ripete anche a noi, ogni giorno: che cosa vogliamo da Lui? Che cosa gli chiediamo? Bartimeo sa che vuole solo Lui, vuole vedere, vuole vederlo! La sua fede lo salva, la sua vita è trasformata e gli è restituito il vigore per camminare con Cristo: «Subito vede di nuovo e segue Gesù lungo la strada». Su quella stessa strada dove prima era fermo al buio, ai margini, a mendicare, ora Bartimeo cammina felice, «balzando», dietro al Signore. «Cammineranno le genti alla sua luce» (Isaia 60,3). Buona domenica!